mercoledì, 16 Ottobre 2024

Atlete e mamme? In Italia è difficilissimo

DiRedazione

27 Maggio 2024 , ,
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Essere mamme lavoratrici oggi in Italia è complicatissimo. I dati del rapporto 2024 Le equilibriste di Save the Children parlano chiaro. Spesso, dopo il primo figlio, la donna è costretta ad abbandonare il proprio impiego. E la situazione è identica nel mondo dello sport: per le atlete, diventare madre può rappresentare la fine della carriera. Perché?

Mamme e atlete

Alcuni casi sono particolarmente noti. Nel 2021 il Pordenone Volley interruppe il contratto di Lara Lugli, appena scoperta la sua gravidanza. Come accaduto qualche mese prima a Carli Lloyd del Casalmaggiore. Cosa resa possibile dalla mancanza dello status professionistico (che alle donne, in Italia, è riconosciuto soltanto a calciatrici e golfiste) e delle tutele che questo prevede.

Poche tutele anche per le professioniste

Che rimangono comunque insufficienti, anche dopo la Riforma dello sport del 2023: le atlete non possono essere licenziate, ma durante l’assenza per gravidanza devono rinunciare alla retribuzione. Il divieto di licenziamento è comunque reso vano dalla prassi: nel calcio femminile, la maggior parte dei contratti è annuale e la maternità dell’atleta si traduce spesso in un mancato rinnovo.

Il sostegno alla maternità delle atlete

Dal 2018, in Italia esiste un fondo per il sostegno per la maternità delle atlete. Si tratta di un contributo da 1.000 euro erogato per 10 mesi durante la gravidanza. Ma tra il 2018 e il 2023 ne hanno usufruito soltanto in 77: un numero decisamente basso, se si considera che la platea potenziale è estremamente più ampia: secondo i dati del Comitato Olimpico Nazionale Italiano, le atlete in Italia sono più di un milione.

I criteri per accedere al contributo

A rendere complicato l’accesso al contributo sono i requisiti decisamente restrittivi. Per ottenerlo, bisogna svolgere come attività esclusiva o prevalente una disciplina affiliata al CONI, senza percepire redditi superiori a 15mila euro annui da altre attività e senza far parte dei Gruppi sportivi per l’esercito, né svolgere attività lavorative che diano tutele in caso di maternità.

A questi requisiti se ne aggiungono altri:

  • bisogna aver partecipato ad almeno un’edizione dei Giochi Olimpici negli ultimi 5 anni
  • oppure aver disputato un’edizione di una competizione mondiale
  • In alternativa, aver preso parte ad almeno due edizioni di un campionato federale.

Le novità alle Olimpiadi

A livello internazionale si sta muovendo qualcosa: ai prossimi Giochi Olimpici per la prima volta gareggeranno lo stesso numero di uomini e donne. E le atlete mamme avranno a disposizione delle stanze apposite dove poter allattare i figli. In Italia? Qui la strada è ancora lunga… ©