giovedì, 17 Ottobre 2024

Il lavoro aumenta, ma per gli over 50

Sommario

Ci sarebbe da esultare a leggere l’ultimo bollettino dell’Istat, pubblicato lo scorso 30 maggio. Mai così tanti occupati, con un tasso di occupazione che segna l’ennesimo record al 62%. Di pari passo il tasso di disoccupazione scende ancora, fino al 6,9%, mentre rimane stabile il tasso di inattività al 33%. A spulciare bene tra le righe emerge però un dato su cui c’è poco da festeggiare. Ed è che il numero di occupati cresce ovunque tranne che nella classe di età dei 25-34enni, che registra invece un calo dello 0,6%.

Cresce l’inattività dei giovani

Non è un buon segnale che si riscontri un rallentamento del tasso di occupazione proprio tra i più giovani, nella fascia tra i 25 e i 34 anni, quella di chi è presumibilmente appena uscito da un percorso di studi. Ed è pronto a essere assorbito dal mercato del lavoro. Ma così non funziona in Italia, tanto che di pari passo con il calo degli occupati si registra, sempre nella fascia 25-34enni, un aumento del tasso di inattività dello 0,5%. Ci si scoraggia per l’assenza di opportunità e si vanno a infoltire le fila di chi, forse temendo di non trovarlo, non cerca un impiego.

L’occupazione cresce di più tra i più anziani

In un Paese colpito duramente dalla crisi demografica come l’Italia il tasso di occupazione sale infatti soprattutto nelle fasce di età più avanzate, quelle degli over 50. Qui si segna un +3,4%, la testimonianza di come siano le classi più anziane a incidere di più sul dato relativo all’occupazione. Colpa anche del fatto che di giovani ce ne sono sempre meno.

Che tipo di occupazione?

Bisognerebbe poi riflettere sulla qualità del lavoro offerto, benché i numeri sull’occupazione siano rincuoranti. Per capirne di più basta leggere il glossario allegato al bollettino Istat. Qui si specifica in base a quali criteri vengono conteggiati gli occupati. E si spiega per esempio come questi ultimi «comprendano le persone tra 15 e 89 anni che nella settimana di riferimento hanno svolto almeno un’ora di lavoro a fini di retribuzione o di profitto». Basta insomma anche un impiego occasionale, o di poche ore a settimana, per rientrare nel gruppo. Tanto che, si legge ancora, non solo si prescinde «dalla sottoscrizione di un contratto di lavoro», ma l’indagine «comprende anche forme di lavoro irregolare».

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📸 Credits: Canva   

Giornalista professionista, classe 1981, di Roma. Fin da piccola con la passione per il giornalismo, dopo la laurea in Giurisprudenza e qualche esperienza all’estero ho cominciato a scrivere. All’inizio di cinema e spettacoli, poi di temi economici, legati in particolare al mondo del lavoro. Settore di cui mi occupo principalmente per Il Bollettino.