giovedì, 17 Ottobre 2024

Le ricette della crescita per sbloccare lo stallo economico

Sommario
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La cucina scende in campo a fianco dell’educazione finanziaria. Lo fa con noi de Il Bollettino, ogni settimana sul sito e sui social con la nostra rubrica Il ricettario finanziario, con un glossario ad hoc. E lo fa qui, con questo libro. Rispetto al resto dei Paesi OCSE, l’Italia sconta ancora un gap importante riguardo alle conoscenze economiche e finanziarie, ma negli ultimi anni sono stati fatti passi avanti importanti. Nel 2020, il nostro Paese occupava il penultimo posto in quest’ambito. Tuttavia, nei tre anni successivi la situazione è leggermente migliorata. Infatti, nel 2023 il livello di alfabetizzazione finanziaria degli adulti è aumentato (da 10,2 nel 2020 a 10,6 nel 2023, su una scala da 0 a 20), secondo le Indagini sull’alfabetizzazione finanziaria e le competenze di finanza digitale condotte della Banca d’Italia.

Un miglioramento spinto dall’aumento dei comportamenti e degli atteggiamenti virtuosi in campo finanziario. I comportamenti riguardano la gestione delle risorse finanziarie nel breve e nel lungo termine. Gli atteggiamenti, invece, si riferiscono all’orientamento degli individui al risparmio e all’accortezza nell’uso del denaro. Due dimensioni dell’alfabetizzazione finanziaria particolarmente importanti per la partecipazione ai Mercati finanziari, la resilienza rispetto alle difficoltà e il benessere finanziario, secondo la Banca d’Italia. Aumenta anche la conoscenza del concetto di inflazione e delle conseguenze sul potere d’acquisto delle famiglie.

Un trend favorito dal forte rialzo dell’inflazione che ha caratterizzato gli ultimi due anni, con un conseguente incremento che ha portato ad una intensa attività di informazione e di educazione finanziaria della Banca d’Italia su questo argomento. Ma c’è ancora molta strada da fare sul fronte dell’educazione economica e finanziaria. «Il leitmotiv è sempre lo stesso. I dati sono legati alle indagini che vedono l’Italia dover colmare un gap con i Paesi OCSE. La notizia positiva è che sembra che le cose si stiano iniziando a muovere.

Un grande aiuto è arrivato dal DL Capitali, che ha imposto l’educazione finanziaria nelle scuole primarie. Di conseguenza, nell’ora di educazione civica si comincerà ad insegnare educazione economica e finanziaria. Il tema sta diventando di rilevanza pubblica. Bisogna continuare a lavorare in questa direzione», spiega Luciano Canova, Professore di Economia comportamentale della Scuola Enrico Mattei e autore del libro Un pizzico di economia, scritto a quattro mani insieme a Giovanna Paladino, edito da Mondadori Electa.

Cos’è il costo opportunità?

«È un concetto chiave in campo economico, il primo che si insegna durante il corso di microeconomia. Dico sempre alle studentesse e agli studenti che l’economia è una disciplina che aiuta a decidere a cosa diciamo no. Dobbiamo soppesare le diverse opzioni. Il costo opportunità misura appunto il valore dell’alternativa che non scegliamo. Permette, ad esempio, di comprendere come una persona può trascorrere un’ora di tempo nel modo migliore. A volte tendiamo a sottovalutare l’importanza di questa analisi, non siamo bravi a soppesare le alternative».

Perché negli investimenti bisogna fare attenzione alla relazione tra rischio e rendimento e come farlo?

«Ogni volta che prendiamo decisioni possiamo prendere una strada che dà massimo rendimento o soddisfazione. La strada più sicura comporta un rendimento più basso. Rimanendo in metafora di cucina, è come parlare di due ricette in cui una è complicata ma dà grande soddisfazione. Le ricette a zero rischio, invece, danno poca soddisfazione quando vengono realizzate. Per fare un esempio, nel primo caso è come investire in Apple quando ancora era una Startup. Nel secondo, invece, parliamo ad esempio dei titoli di Stato, sicuramente più sicuri rispetto alle azioni tradizionali, ma che assicurano un rendimento inferiore».

A proposito di investimenti, un prodotto che riscuote notevole successo in Italia sono i BTP (Buoni del Tesoro Poliennali), specie nelle ultime emissioni. Per quale motivo?

«I Buoni del Tesoro Poliennali sono molto pubblicizzati e quest’anno hanno incontrato molta richiesta. Indubbiamente sono un modo piuttosto sicuro di investire i propri risparmi. Dopodiché, c’è un’attività di grande sponsorizzazione che paga. Probabilmente anche per questo la domanda è stata alta. In più, ultimamente pagano un rendimento più alto rispetto allo standard».

A proposito di cucina, possiamo immaginare la ricetta per la crescita del Paese?

«In economia si usa spesso l’immagine della torta. I fattori che spingono in alto la crescita sono pochi. All’interno di questi sono comprese la terra, le risorse fisiche che ha a disposizione un Paese e la popolazione. Un fattore chiave, che ha una correlazione positiva con la crescita. Se hai molta terra hai molto spazio dove allocare la produzione. A questo si unisce il capitale, e non parliamo dei soldi in sé, ma degli asset fisici che consentono di produrre: macchinari, impianti, stabilimenti. L’ingrediente più importante è la tecnologia, che significa mettere insieme i fattori di produzione per farli rendere nel modo più efficiente possibile. Questi sono gli elementi chiave per far crescere il Paese in un modo sano. L’Italia, soprattutto negli ultimi 30 anni, ha un problema di produttività, cioè di quanta torta viene prodotta a parità di tempo e ingredienti».

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Quali sono le conseguenze?

«Questo si traduce in meno risorse da investire in stipendi, ad esempio. Rappresenta un bel tarlo. Per questo, bisognerebbe cercare di aumentare la produttività del sistema. Un obiettivo che si raggiunge semplificando gli iter burocratici, rendendo i tempi delle cause certi per incoraggiare investimenti, ma anche cambiando la struttura del lavoro per renderlo più flessibile.

Non si fa perché è un sistema connesso con le politiche dei partiti: da destra a sinistra non si è voluto parlare del tema. La torta italiana è uguale a come era 30 anni fa. In Germania è stato recentemente firmato un accordo che prevede un aumento di salario e una diminuzione di lavoro. Se in un’ora di lavoro lì produci 67 euro e in Italia 50, hai 16 euro in più che puoi usare per aumentare stipendi e ridurre orari di lavoro perché riesci a combinare le due cose. In Italia le ore di lavoro sono comparabili alla media europea, ma quello che conta è la qualità».

Negli ultimi tempi, è cresciuto l’interesse degli italiani nei confronti di Mercati e investimenti finanziari. Come spiega questa circostanza?

«Dovrebbe essere una priorità delle persone avere una conoscenza di base di economia e finanza. Essere informati a livello di trend macroeconomici è utile per allocare i soldi in modo più efficiente. Ben venga che ci sia e che continui questa tendenza, perché è informandosi che le persone possono prendere decisioni più consapevoli. Quali sono i fattori che determinano gli impatti economici? Cosa sta accadendo in geopolitica? In un Mercato globale interconnesso, informarsi sui trend è cruciale per prendere decisioni tempestive e consapevoli».

Quali generazioni sono più attente al risparmio?

«Sicuramente le generazioni X dei nati negli anni ‘60 e ‘70 cominciano a mostrare livelli d’istruzione più elevati, sono senz’altro più sensibili. Il tema è non perdere per strada le fasce più vecchie, che rischiano di venire tagliate fuori dagli strumenti più innovativi. Sono loro che hanno bisogno di più attenzione, poiché rappresentano lo zoccolo duro. Le generazioni più giovani, invece, sono nate in un contesto in cui siamo abituati ad informarci e avere un patrimonio da investire. Di conseguenza, non è raro che facciano riferimento a un consulente finanziario per sapere dove indirizzare meglio le proprie risorse».

Nel libro si parla anche di gender gap: perché la paghetta può aiutare?

«Bisogna combattere sempre più gli stereotipi di genere. La mia coautrice ha fatto uno studio sul fatto che ci sono retaggi culturali per cui le bambine tendono ad avere meno la paghetta. Avere a disposizione o meno la paghetta è il primo tassello per prendere decisioni economico finanziarie fin dalla più tenera età. È importante dare somme di denaro anche alle bambine e insegnare loro a pianificare. La ragione è che prima si prendono le decisioni, prima si interiorizzano i principi. Bisogna allenare i più piccoli a fare scelte per prepararli per quando ci saranno quelle più importanti nella vita, ad esempio il mutuo per l’acquisto di una casa». ©

Il mio motto è "Scribo ergo sum". Laureato in "Mediazione Linguistica e Interculturale" ed "Editoria e Scrittura" presso La Sapienza, mi sono specializzato in giornalismo d’inchiesta, culturale e scientifico. Per il Bollettino mi occupo di energia e innovazione, i miei cavalli di battaglia, ma scrivo anche di Mercati, spazio e crypto.