giovedì, 17 Ottobre 2024

Tari scontata a chi dona cibo

Sommario

Si donano alimenti, si contribuisce a ridurre gli sprechi e si ottiene uno sconto sulla Tari. Lo prevede la Legge Gadda, entrata in vigore con l’obiettivo di abbattere lo sperpero di cibo e farmaci. Si stima che ogni anno in Italia lo spreco alimentare, dalla produzione alla distribuzione, raggiunga i 3,5 miliardi di euro, pari a un punto di PIL. Per incentivare pratiche virtuose, l’articolo 17 della legge 166 stabilisce che i Comuni potranno premiare con una riduzione della tariffa dei rifiuti le attività commerciali che «a titolo gratuito cedono, direttamente o indirettamente, tali beni alimentari agli indigenti o alle persone in maggiori condizioni di bisogno» recita la norma. A usufruire del beneficio possono essere quindi solo utenze non domestiche.

Come si calcola lo sconto

Della donazione bisogna fornire prova tramite apposita documentazione al Comune che applicherà poi lo sconto corrispondente. Il calcolo sarà proporzionale alla quantità di materiale donato. Il riferimento è al Dpr 158/1999, decreto che prevede coefficienti di producibilità di rifiuti in base a superficie quadrata, popolazione residente, zona di appartenenza (Nord, Centro, Sud), in un range di valori massimi e minimi decisi dal Comune. Per fare un esempio, supermercato di 1300 metri quadrati, che paga un’imposta di 9.528 euro, sulla base delle eccedenze dichiarate potrà pagare fino a 1000 euro.  

I Comuni che lo applicano

Milano applica uno sconto del 20%. Per ottenerlo serve inviare un modulo con i giustificativi delle donazioni. A Roma le fasce di riduzione sono tre, 15, 20 e 25%, nell’ambito del progetto Food Policy. A Bologna si applica un abbattimento pari 0,20 euro al chilogrammo di beni alimentari, che non può arrivare a incidere per oltre il 10% del totale della tassa dovuta. A Lecce la riduzione della parte variabile della tariffa è nella misura del 15%.

Agevolazioni anche su IRES e IVA

I benefici derivanti dalla donazione delle eccedenze non si limitano alla Tari. Le ricadute positive sono anche ai fini IRES. Le cessioni gratuite infatti non generano un ricavo imponibile e i costi sostenuti sono deducibili. Per quanto riguarda l’IVA poi, le operazioni di cessione risultano assimilate alla distruzione dei prodotti, non scontando quindi l’imposta. 

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📸 Credit: Canva

Giornalista professionista, classe 1981, di Roma. Fin da piccola con la passione per il giornalismo, dopo la laurea in Giurisprudenza e qualche esperienza all’estero ho cominciato a scrivere. All’inizio di cinema e spettacoli, poi di temi economici, legati in particolare al mondo del lavoro. Settore di cui mi occupo principalmente per Il Bollettino.