mercoledì, 16 Ottobre 2024

Big Pharma: chi scende e chi sale

Campioni vecchi…

Il titolo di Pfizer, che nel 2021 aveva raggiunto picchi al di sopra dei 60 dollari ad azione, si trova oggi più che dimezzato, viaggiando stabilmente al di sotto dei 30 dollari – una cifra inferiore alla sua valutazione di prima della pandemia. A remare contro la compagnia americana, oltre alla fine delle campagne vaccinali, anche l’acquisizione della Biotech Seagen, specializzata nella cura contro il cancro, che non ha ridato lo slancio sperato.

Moderna, per parte sua, dopo un picco a 464 dollari ad azione, è quotata oggi a circa 80, con una diminuzione ancora maggiore. In compenso, pare essere riuscita a fermare l’emorragia di investitori: dopo la caduta iniziale, la sua capitalizzazione è relativamente stabile dall’inizio di quest’anno, anche grazie a un nuovo progetto di ristrutturazione che mira a ridurne le dimensioni complessive.

Astrazeneca, invece, è riuscita a mantenere un bilancio piuttosto solido e a soddisfare le aspettative degli investitori, ma quest’anno si è trovata ad affrontare una serie di battaglie interne riguardo al salario del suo CEO Pascal Soriot, ritenuto eccessivo da parte di un gruppo di azionisti. Ciononostante, la sua quotazione è la più alta di sempre stellare: 13.100 sterline ad azione.

Johnson & Johnson è su un’altalena. La nota casa americana sta affrontando una class action pesantissima legata alla sua Baby Powder, che parrebbe aver provocato dei casi di cancro. Dopo ripetute minacce di bancarotta e un’offerta da 6,5 miliardi alle vittime, il caso continua a trascinarsi. Ciononostante, l’annuncio dell’acquisizione di V-Wave, specializzata in malattie cardiovascolari, sembra aver ridato una certa vitalità ai listini: nel complesso, guadagno il 3,66% dall’inizio dell’anno.

… e nuovi

Novo Nordisk: produttrice di due dei principali farmaci per la perdita di peso in circolazione, Wegovy e Ozempic, entrambi basati sul principio attivo semaglutide. La società danese ha particolarmente beneficiato dell’ondata: nel 2023 ha guadagnato il 50% sui listini, cui si aggiunge un ulteriore 31% dall’inizio di quest’anno, che la porta a essere la seconda società più capitalizzata del settore, con un market cap da 613 miliardi di dollari.

La sua principale rivale è Eli Lilly, americana, che produce gli altri due principali medicinali di questo genere: Zepbound e Mounjaro (principio attivo tirzepatide). Il fatturato 2023 della compagnia è di oltre 34 miliardi di dollari, per un profitto di circa 5,24 miliardi. Oltre al tirzepatide, la società ha di recente ottenuto l’approvazione di altri tre farmaci potenzialmente capaci di attirare generose fette di Mercato: Mirikizumab, per la cura della colite ulcerosa, Pirtobrutinib per il linfoma e soprattutto Donanemab, usato nel trattamento dell’Alzheimer. Non a caso, i Mercati la premiano: nel 2024 è la società farmaceutica con la capitalizzazione più alta: circa 860 miliardi di dollari.                  ©

©

Articolo tratto dal numero del 1 settembre 2024 de il Bollettino. Abbonati!

📸 Credits: Canva

Da sempre appassionato di temi finanziari, per Il Bollettino mi occupo principalmente del settore bancario e di esteri. Curo una rubrica video settimanale in cui tratto temi finanziari in formato "pop".