mercoledì, 16 Ottobre 2024

Unicredit prosegue la scalata su Commerzbank, ma Berlino frena

Sommario
Unicredit Commerzbank

Unicredit non si accontenta: dopo aver scalato il 21% della tedesca Commerzbank, chiede alla Banca Centrale Europea il via libera per salire fino al 29,9%. Intanto, da Berlino arriva fumata nera: sarà abbastanza per fermare l’ascesa di Piazza Gae Aulenti?

L’acquisizione

L’operazione arriva ancora una volta a sorpresa: Unicredit più che raddoppia il suo investimento grazie all’acquisto di opzioni che pesano per l’11,5% delle quote di Commerz. Con un trucco degno dei migliori esperti M&A, la banca anticipa così la richiesta di autorizzazione alla BCE, obbligatoria per qualsiasi acquisizione sopra il 10% delle quote totali. Ora, se Francoforte darà il via libera, l’istituto potrà finalizzare immediatamente l’operazione, con la possibilità di salire eventualmente fino al 29,9%, ai confini della soglia OPA. Nel frattempo, il titolo di Unicredit scende dell’1,3% mentre quello di Commerzbank, dopo un’apertura difficile a inizio settimana, recupera un 2,5%.

Le basi economiche per l’operazione ci sono. L’istituto di credito guidato da Andrea Orcel, che dopo la chiusura del bilancio 2023 registrava un avanzo di circa 6-7 miliardi di euro, non aveva certo nascosto di essere a caccia di un’operazione in grado di creare ulteriore valore per gli stakeholder. Ma la stessa controparte tedesca potrebbe beneficiare delle economie di scala generate. «C’è bisogno di banche forti» ha dichiarato Joachim Nagel, Presidente della Deutsche Bundesbank, la scorsa settimana, dando un chiaro segnale favorevole.

La reazione di Berlino

La pensano diversamente i ministeri di Berlino. A partire dal Cancelliere federale Olav Scholz, che mette le mani avanti dicendosi contrario a «scalate ostili». Intanto, è sotto scrutinio la stessa operazione del 10 settembre con cui, dopo aver rastrellato dal Mercato il 4,5% delle quote, Unicredit avrebbe acquisito un ulteriore 4,5% dal Ministero delle Finanze tedesco.

In particolare, il Governo sostiene di non essere stato informato dell’acquisizione da parte della banca italiana dell’intero pacchetto oggetto di collocamento accelerato, di cui sarebbero state al corrente le sole J.P. Morgan e Goldman Sachs, delegate dell’Esecutivo per la gestione dell’operazione. Da Milano la risposta non si fa attendere, con l’AD Andrea Orcel che dichiara che Berlino era «ben consapevole» delle intenzioni dell’istituto.

Le circostanze politiche

Ma l’inciampo che si frappone sulla strada di Unicredit potrebbe essere soprattutto politico. La scalata di Orcel arriva in un momento delicato per il Governo tricolore socialista, liberale e verde di Scholz. Già sconfitto alle europee dall’ascesa della destra estrema di Alternativ für Deutschland e dalla ripresa della democristiana CDU (Christliche Demokratische Union), l’SPD (Sozialdemokratische Partei Deutschlands) difende solo di misura la roccaforte storica del Brandeburgo, vincendo con il 31% sul 29% dell’AfD. Lasciare campo libero alla banca italiana potrebbe essere visto come un segnale di debolezza, visto e considerato che Commerzbank è il secondo istituto di credito del Paese, con un’importanza strategica resa ancora maggiore dal forte legame con le industrie locali.

Il bisogno di integrazione

Eppure, ancora pochi giorni fa, la Presidente della BCE Christine Lagarde ricordava la necessità di operazioni cross-border per aumentare l’integrazione finanziaria europea. Un proposito espresso in termini simili anche nel rapporto sul Mercato unico redatto la scorsa estate da Enrico Letta per conto della Commissione Europea.

Al di là delle parole, non è la prima volta che ragioni politiche hanno bloccato operazioni simili. È successo nel 2017, con l’accordo Fincantieri-Chantiers de l’Atlantique, e ancora nel 2019, col blocco della fusione FCA-Renault da parte del Governo francese. Questa volta è diverso o Unicredit-Commerzbank sarà un nuovo esempio di un’integrazione a una sola direzione?

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📸Credits: Canva

Da sempre appassionato di temi finanziari, per Il Bollettino mi occupo principalmente del settore bancario e di esteri. Curo una rubrica video settimanale in cui tratto temi finanziari in formato "pop".