mercoledì, 16 Ottobre 2024

Sparano (Zest Investments): «Unicorno o flop? Cosa guardare in una Startup»

Sommario

Il principale difetto iniziale delle Startup è questo: puntano a offrire un prodotto o un servizio che poi, alla prova dei fatti, non ha abbastanza mercato per essere profittevole. In pratica, è un sogno o un progetto che agli ideatori sembra promettente e invece non porta molto lontano. È un vizio all’origine che è anche il principale motivo di fallimento e chiusura, dopo non molto tempo, qualche anno. E, quindi, anche la causa della perdita degli investimenti fatti per iniziare.

Per questo, la selezione delle aspiranti Startup è e deve essere fortissima e rigorosa, come rimarca Edmondo Sparano, autore del libro Imprese possibili, pubblicato da Egea, la casa editrice dell’Università Bocconi, e Chief Digital Officer di Zest Investments, società che si concentra sugli investimenti in Startup in fase iniziale (Early-stage Venture capital). In un anno, con gli altri specialisti di Zest, Sparano incontra, analizza e valuta circa 2.000 Startup e proposte, «di queste ne scegliamo, finanziamo e aiutiamo a crescere una cinquantina». Circa il 2% del totale.

Il vero problema, infatti, non è trovare finanziamenti per avviare l’attività, ma idee valide e con le gambe per fare strada: «in realtà, in giro ci sono più soldi che buone idee».

Startup, un percorso lungo e impegnativo

Quindi? Quindi prima di iniziare è importante valutare tutto molto, molto bene. Se il progetto può funzionare, poi, si è solo all’inizio di un percorso lungo e impegnativo. Ma vale la pena mettercela tutta perché quelle idee possono diventare le “imprese possibili” che danno il titolo al libro. Le Startup di successo, come dimostra la loro storia, possono anche cambiare il mondo. E la vita di tutti.

Cosa deve valutare un investitore di una Startup nelle sue primissime fasi?

«Quando ancora non ci sono numeri, dati, metriche concrete di valutazione, un investitore deve innanzitutto fidarsi del proprio intuito, valutare l’idea e la proposta in base all’esperienza, analizzare la qualità del Team. Una buona idea senza una buona squadra finisce per impantanarsi, non decollare e andare in declino. Diciamo che all’inizio il team rappresenta l’80% della decisione d’investimento, anche perché la metà delle Startup che analizziamo non hanno ancora un prodotto, quindi devi valutare il progetto e le persone che lo presentano. Il valore della squadra ti fa capire se sarà in grado di realizzare ciò che propone. In più, una buona squadra è in grado di cambiare idea, se così non funziona, per adattarsi velocemente e più precisamente al Mercato. Mentre un gruppo di lavoro meno valido non lo capisce o ci mette troppo tempo».

E quando decidete di investire e sostenere una proposta, una nuova realtà, in che misura lo fate?

«Entriamo nel capitale sociale con un investimento che va dai 50mila ai 500mila euro, a seconda della fase di sviluppo del progetto, e prendiamo quindi una quota societaria che in media varia dal 5 al 10% del totale. A volte è più bassa, altre volte più alta. Talvolta decidiamo di prendere parte anche in maniera più sostanziale, ma sono delle eccezioni».

Quali sono le idee migliori?

«Una soluzione semplice a un problema complesso».

E come si mettono alla prova?

«L’unico modo per misurare la bontà di un’idea e di un progetto è quello di sperimentarli e validarli sul Mercato. È lui a dare l’unico verdetto che conta, e non ha mai pregiudizi, è un giudice imparziale: se fai meglio degli altri ti viene riconosciuto e vieni premiato. Se fai la cosa giusta te lo fa capire».

Una fase di realismo e selezione per le Startup

Che cosa sta cambiando nel mondo delle Startup?

«Durante e subito dopo la pandemia di Covid-19, alcuni settori hanno cominciato a crescere moltissimo, come l’e-commerce, la digitalizzazione, le nuove frontiere dell’innovazione. Ciò ha portato a una bolla di sopravvalutazione di questi ambiti e delle relative Startup. Poi quella bolla si è sgonfiata, ridimensionata, e ora stiamo vivendo una fase di maggiore realismo. Anche nei settori di tendenza, si sta ritornando a fare valutazioni più realistiche».

Con quali effetti e conseguenze?

«Ciò porterà a una selezione benefica, perché nel momento in cui tutto diventa meno distorto, i grandi sognatori senza competenze, team o prodotto valido, saranno esclusi dal Mercato. Quella di oggi è una fase più selettiva, ci sarà una contrazione del settore, ma ciò significa anche che ci sarà una concentrazione delle risorse sulle realtà veramente più meritevoli. È sempre successo così: a un hype del Mercato, una bolla del momento, segue la fase di discesa e assestamento, in cui vanno avanti le realtà più solide, in ogni ambito».

Fino alla prossima bolla …

«Fino alla prossima bolla, che cresce, si gonfia, poi scoppia, o si sgonfia, si riduce e si stabilizza, e dopo un po’ ne cresce un’altra. Si potrebbe definirlo un ribollire ciclico che ci indica che sotto c’è qualcosa che sta fermentando, qualcosa di buono che si muove. Sarebbe molto più preoccupante la calma piatta».

Cos’altro sta cambiando?

«È anche una fase in cui diverse Startup stanno cominciando a uscire dalla comfort zone del Mercato italiano per andare a confrontarsi e concorrere in Europa. Questo è un segnale di maturità. Se vuoi occuparti di intelligenza artificiale, FinTech, sostenibilità, e vuoi continuare a crescere, significa che devi avere progetti con ambizioni e Mercati internazionali. L’Italia va bene per fare i primi passi e i test di validità, ma poi il progetto deve immediatamente scalare almeno a livello europeo».

Gli errori comuni, da conoscere ed evitare

Cosa sbagliano più di frequente gli startupper?

«Si concentrano su dati, calcoli, e sui fogli di Excel, in maniera teorica, quasi accademica, quando invece l’approccio corretto per sviluppare un’attività è quello di cercare una validazione continua di ogni passaggio e ogni intuizione sul mercato, che, come dicevo prima, è l’unico giudice indipendente e insindacabile. Non bisogna avere paura di mettersi alla prova sul mercato, perché è lì che si deve andare, e lì deve funzionare».

Un altro errore frequente?

«Sottovalutare l’importanza e la centralità del Team. Molti Startupper partono da soli o da tre amici. Questo va benissimo, però devi anche pensare a coprire bene tutte le competenze necessarie. Come rimarcavo in precedenza, io guardo subito alla qualità e completezza della squadra di lavoro. E dico al founder se ti manca un ruolo oppure delle competenze essenziali. Il team è la colonna vertebrale di ogni realtà, e deve essere solida. Se ci sono lacune, queste penalizzano la Startup, la fanno partire e agire svantaggiata».

Le realtà che si spengono nei primi anni di vita sono moltissime, oltre il 90% del totale. Qual è il motivo principale del fallimento di una Startup?

«Il primo motivo è che molte aziende creano soluzioni e proposte per problemi e richieste che non esistono. Hanno sopravvalutato un’esigenza, una prospettiva, offrono qualcosa che non ha Mercato, o ne ha molto meno di quanto pensassero. Il secondo motivo è che il Team non è competente e adeguato. Se le due cose poi si sommano, non ci siamo proprio. Come faccio notare nel libro, a volte rinunciare può essere la decisione più saggia».

Ecco come scegliere l’investitore giusto

Uno Startupper come può scegliere l’investitore e il partner finanziario giusto?

«Scegliere il partner finanziario giusto può essere cruciale quanto sviluppare l’idea imprenditoriale. La fretta di ottenere finanziamenti può invece portare a una scelta sbagliata, e anche molto dannosa. Un investitore è più di un finanziatore: è un alleato, un mentore e un compagno di viaggio. Per questo, la visione dei futuri soci e i loro valori devono allinearsi con quelli degli Startupper affinché il percorso abbia successo. Troppi imprenditori cadono nella trappola di accettare qualsiasi forma di finanziamento, ma è essenziale cercare qualcuno che condivida la stessa passione e la stessa missione».

Quindi cosa è meglio fare?

«Di casi in cui gli investitori – per monetizzare e incassare – hanno fatto pressioni per la crescita veloce della Startup ce ne sono migliaia. Penso che ogni investitore abbia nell’armadio un’azienda su cui aveva aspettative esagerate e si è visto costretto a fare pressione per arrivare ai risultati promessi: chi crede in voi pretende il massimo. Ma qual è il confine tra voler arrivare a destinazione e spostare il timone? Per cui, non lasciatevi trascinare dalla fretta o dall’ansia di finanziamenti, non arrivate “con l’acqua alla gola”, ricordate che si negozia meglio quando si ha la cassa. Fate una valutazione accurata, cercate affinità e allineamenti: scegliete prima di essere scelti. Una partnership con il giusto investitore può aprire porte, una scelta sbagliata può portare a conflitti, rallentamenti e altre conseguenze negative».     ©

Articolo tratto dal numero del 15 ottobre 2024 de Il Bollettino. Abbonati!

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