mercoledì, 16 Ottobre 2024

Vallini: «Come evitare l’irrazionalità e salvarsi le tasche con la finanza comportamentale»

Sommario

La finanza non è fatta soltanto di numeri. Soprattutto se chi investe non è un professionista del settore o un consulente finanziario, ma un comune cittadino e risparmiatore. Allora possono subentrare – e avere effetti pesanti sui risultati – emozioni, condizionamenti, false convinzioni, comportamenti sbagliati. È la finanza comportamentale, che racchiude economia, psicologia, sociologia e finanza.

Uno dei principali studiosi di questo mondo è stato Daniel Kahneman, premio Nobel per l’Economia nel 2002, che in questo campo ha tra l’altro sviluppato la teoria del prospetto (Prospect Theory). Mentre anche un altro premio Nobel per l’Economia (nel 2017), Richard Thaler, ha studiato a fondo i comportamenti irrazionali in ambito finanziario. E sulla materia sono stati scritti moltissimi manuali, saggi e approfondimenti.

Ma, nonostante tutte queste analisi, «molti risparmiatori e investitori privati continuano a cadere negli errori tipici studiati dalla finanza comportamentale», dice Maria Vallini, consulente finanziaria certificata EFPA e socio ANASF.

«Se ne possono elencare diversi di sbagli e lacune, che possono essere anche molto gravi e dannosi. I principali sono innanzitutto cinque: pregiudizi o bias cognitivi, errori provocati dall’emotività, effetto gregge, avversione alle perdite e l’eccesso di fiducia».

Emozioni, pregiudizi, condizionamenti

Cosa sono i pregiudizi, o bias cognitivi?

«Sono automatismi mentali che indicano scorciatoie per evitare o semplificare il ragionamento. Pregiudizi dovuti al contesto in cui si vive, alle esperienze passate, alle proprie convinzioni e al carattere di ognuno. Anche le informazioni ricevute o cercate, e persino il modo in cui queste vengono presentate – come tono, chiarezza, gestualità – influenzano le scelte. Ne discende una visione distorta della realtà, che può influire su decisioni e azioni, portando talvolta a commettere degli errori».

Ci sono poi gli errori provocati dall’emotività …

«Esatto. E sono molto frequenti. Soprattutto nelle situazioni di stress, ansia, disorientamento. L’Uomo non agisce in qualsiasi situazione sempre in modo razionale, quindi non è detto che la decisione che prende sia sempre la migliore, commette errori dovuti all’emotività. Anche i bias emozionali, come la paura, l’orgoglio, il desiderio o l’avidità, fanno scattare reazioni che inducono all’errore. Le emozioni giocano un ruolo importante nelle scelte degli investitori e queste influenzano i Mercati, ragion per cui non sempre questi ultimi sono efficienti. In pratica, gli andamenti dell’economia e dei listini influenzano lo scenario, ma vengono a loro volta influenzati dalle scelte e dalle decisioni dei tanti singoli investitori e dalla società in generale».

Cosa s’intende invece per “effetto gregge”?

«È il fenomeno psicologico e sociale per cui gli individui tendono a seguire il comportamento della maggioranza, specialmente in situazioni di incertezza o confusione. Questo comportamento si può osservare sia negli animali, come appunto le pecore che seguono il gruppo, sia negli esseri umani, dove può manifestarsi in vari contesti, come le bolle speculative nei Mercati finanziari, o le reazioni collettive durante le emergenze».

Che effetti ha?

«Anche in questo caso, in pratica, l’effetto gregge può spingere le persone a prendere decisioni non basate su un’analisi razionale della situazione e delle possibilità, ma piuttosto sull’imitazione del comportamento altrui. Ciò ha effetti negativi, come la perdita di autonomia e il rischio di seguire scelte sbagliate».

Finanza comportamentale, guadagni e perdite

Un altro fattore di condizionamento, per investimenti e comportamenti finanziari, è l’avversione alle perdite. Di che si tratta?

«È un atteggiamento per cui all’investitore privato fa più male una piccola perdita rispetto alla gioia per un buon guadagno. Questa situazione evidentemente frena l’investitore e limita le opportunità, per cui si commette l’errore di non prendersi dei rischi per ottenere un profitto per paura di perdere ancora. Proprio nella sua teoria del prospetto, Kahneman evidenzia che i processi decisionali in ambito economico e finanziario subiscano importanti modifiche nel momento in cui l’individuo si trova in una situazione di rischio, per cui il pensiero delle perdite è 2,5 volte maggiore della felicità per il guadagno».

Per fare un esempio?

«Se un investitore privato con avversione alle perdite perde 1.000 euro in una operazione d’investimento e in un’altra ne guadagna 2.000, significa che ottiene comunque un guadagno complessivo di 1.000 euro. Quindi il bilancio finale è più che in attivo. Ma per la sua avversione alle perdite l’investitore sarà comunque insoddisfatto e scontento. E ciò condizionerà le sue successive decisioni e scelte finanziarie, portandolo a un atteggiamento molto conservativo e prudente, che non gli permetterà di cogliere invece le opportunità che si presenteranno sui Mercati».

Campanelli d’allarme per non perdere l’equilibrio

All’opposto c’è invece l’eccesso di fiducia …

«Proprio così. È quello che gli inglesi chiamano overconfidence. Si verifica quando si sopravvalutano le proprie capacità in base alla proprie convinzioni ed esperienze pregresse. Quindi si percepisce come realtà ciò che oggettivamente non lo è, ad esempio cadendo nell’errore di mantenere lo status quo. Oppure in quello di non tenere in considerazione segnali e campanelli d’allarme, perché si segue lo slancio dell’ottimismo anche quando circostanze e prospettive sono invece diverse».

Come si può evitare di incorrere in questi errori?

«Innanzitutto, per una buona finanza comportamentale, occorre esserne consapevoli, conoscerne le dinamiche. Poi ci si può rivolgere e fare riferimento a un consulente finanziario qualificato. Un operatore specializzato aiuta l’investitore privato a mantenere la barra dritta sui comportamenti più ponderati e razionali, e lo supporta nell’evitare o mitigare gli effetti negativi e gli atteggiamenti sbagliati. Ogni investitore dovrebbe muoversi e agire sempre in linea con la propria pianificazione patrimoniale e finanziaria, per raggiungere gli obiettivi prefissati. Anche nei momenti critici e più delicati, di difficoltà, paura, avversione o euforia. Insomma, tutte le volte che si rischia di perdere l’equilibrio».       ©

Articolo tratto dal numero del 15 ottobre 2024 de Il Bollettino. Abbonati!

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