La consulenza finanziaria è ancora un settore a prevalenza maschile. Le donne rappresentano meno di un quarto degli iscritti all’Albo dei Consulenti Finanziari, una percentuale che riflette una disparità radicata. Le cause sono molteplici: dagli stereotipi di genere alle difficoltà di accesso alla professione, fino alla scarsa presenza di modelli di riferimento.
«La questione centrale non è semplicemente adottare nuove normative, ma stimolare un’evoluzione culturale che assicuri pari condizioni di accesso alla professione, di crescita professionale e di progressione di carriera» dice Luigi Conte, Presidente di ANASF (Associazione Nazionale Consulenti Finanziari).
Colmare questo divario non è solo una questione di equità, ma un’opportunità per il settore stesso. Maggiore diversità significa nuove competenze, punti di vista differenti e un approccio più inclusivo nella gestione della clientela.

Secondo i dati più recenti, le donne rappresentano solo il 22,8% degli iscritti all’Albo dei Consulenti Finanziari. Quali strategie sta adottando ANASF per aumentare questa percentuale?
«L’Associazione, già dalla sua XI legislatura, ha deciso di dedicare un’area a Il Valore delle Pari Opportunità, perché siamo convinti che il valore risiede nel talento inteso come caratteristica pura non influenzata dal contesto sociale, a prescindere, quindi, dal genere di appartenenza, promuovendo quella che definisco “indifferenza di genere”.
Negli ultimi anni abbiamo introdotto percorsi formativi ad hoc per le dirigenti ANASF, incentrati sul tema della leadership femminile, assolutamente prioritario per l’Associazione. Stiamo, altresì, implementando programmi di sensibilizzazione e formazione specifici per attrarre più donne nella professione, collaborando con scuole e università per incoraggiare le giovani a valutare una carriera nella consulenza finanziaria».
La rappresentanza femminile in posizioni dirigenziali nel settore finanziario è ancora limitata. Quali iniziative concrete potrebbero favorire una maggiore equità nei ruoli apicali?
«Rappresenta una sfida che non può prescindere dal contesto socioculturale in cui operiamo, ancora caratterizzato da una presenza maschile preponderante ai vertici. Questo scenario ostacola una valutazione del talento realmente imparziale e meritocratica. A ciò si aggiunge la necessità di garantire pari opportunità a tutti i professionisti, indipendentemente dal genere, affinché il percorso di crescita sia equo e bilanciato.
Come ANASF abbiamo voluto dare più spazio alle donne, concentrarci su un maggiore sviluppo e rafforzamento della consapevolezza, in primo luogo, delle professioniste stesse. Nel giugno 2022, quindi abbiamo lanciato un innovativo programma di formazione online rivolto alle dirigenti dell’associazione, realizzato in collaborazione con Learning Edge, incentrato proprio sull’empowerment femminile e il superamento degli stereotipi. Lo sguardo di ANASF non è rivolto soltanto al settore, ma si allarga anche alla cittadinanza.
Con questo obiettivo a ConsulenTia 2025 nel convegno “ANASF in campo per l’indipendenza economica” in collaborazione con J.P. Morgan Asset Management, parleremo dell’importanza di incentivare il sostegno dell’autonomia finanziaria delle donne per la prevenzione della violenza economica, evidenziando la centralità di politiche inclusive e di un cambiamento culturale per garantire pari opportunità a tutte le donne».

Con Università Bocconi e JP Morgan Asset Management avete condotto un’indagine sulla consulenza al femminile. Quali sono i dati più significativi emersi e come possono tradursi in azioni concrete?
«La consulenza finanziaria è un settore dove il margine di miglioramento per riuscire a colmare il divario presente è molto alto. La ricerca rileva come sia spesso l’uomo a essere il principale sostentatore della famiglia con l’87% degli uomini breadwinner rispetto al 47% delle donne.
A livello di soddisfazione personale e professionale del campione, gli uomini sono mediamente più soddisfatti della propria vita (una valutazione di 8,1 per il genere maschile rispetto a 7,9 del genere femminile su una scala da 1 a 10) e si sentono più realizzati professionalmente (un punteggio medio maschile di 8,1 rispetto a quello femminile di 7,7). Sulla base di questi risultati, ANASF ha avviato una serie di iniziative mirate.
In primo luogo, stiamo lavorando per promuovere politiche di remunerazione più eque tra i generi, in quanto la disparità di reddito tra uomini e donne è un problema che richiede un approccio strutturale e culturale. In secondo luogo, stiamo portando avanti programmi di formazione e mentoring dedicati alle consulenti donne, al fine di sostenerle nella loro crescita professionale e di conseguenza anche nella possibilità di ricoprire ruoli di leadership».
Quali sono gli ostacoli principali che impediscono una maggiore partecipazione delle donne nel settore della consulenza finanziaria?
«Stereotipi di genere, mancanza di modelli di ruolo a cui ispirarsi e difficoltà nel bilanciare lavoro e vita privata, che, come abbiamo visto dalla ricerca, rimane principalmente in capo alla figura femminile. A questo proposito mi preme citare un altro dato emerso sul congedo parentale: circa la metà delle professioniste ha usufruito del congedo per la nascita dell’ultimo figlio, contro solo un 10% del campione maschile. Questo non fa che aumentare il divario di genere, non permettendo alle donne un equo e meritato avanzamento di carriera».
ANASF ha ottenuto la certificazione sulla parità di genere secondo lo standard UNI/PdR 125:2022. Come cambierà l’associazione con questo riconoscimento?
«Il percorso che si è concluso a inizio anno con l’ottenimento della certificazione ha previsto l’analisi delle pratiche interne, l’implementazione di politiche di parità di genere e la formazione del personale. L’aver ottenuto questa certificazione ha dimostrato il nostro impegno, anche dal punto di vista del personale di sede, verso l’inclusione e la diversità.
È la testimonianza di un percorso virtuoso, iniziato anni fa, che ha portato a un significativo incremento della presenza femminile nei ruoli di vertice dell’associazione e a una crescita costante delle consulenti finanziarie tra i nostri iscritti, per un apporto che attualmente si attesta al 20% del totale. Questo riconoscimento rappresenta una dimostrazione concreta di come l’impegno e la volontà di cambiamento possano realmente contribuire a costruire un futuro in cui merito e talento emergono indipendentemente dal genere».

Il Mercato della consulenza finanziaria evolve rapidamente con l’introduzione dell’AI e delle nuove tecnologie. Questi strumenti possono favorire un accesso più equo alla professione?
«L’introduzione dell’AI e delle nuove tecnologie può offrire a tutti i professionisti e le professioniste strumenti avanzati per migliorare la propria efficienza e competenza, incrementando il valore aggiunto derivante dall’apporto del lavoro umano.
L’intelligenza artificiale rappresenta un’opportunità straordinaria per il settore della consulenza finanziaria: se alimentata con dati strutturati e di alta qualità, è in grado di ottimizzare l’analisi delle informazioni, migliorare l’efficienza operativa e rendere sempre più personalizzate le soluzioni per i clienti.
Tuttavia, questa evoluzione ci pone di fronte a una sfida fondamentale: rafforzare e valorizzare le competenze distintive della nostra professione, quelle che nessuna macchina potrà mai sostituire. La capacità di comprendere le reali esigenze delle persone, costruire relazioni di fiducia e offrire una consulenza basata sull’ascolto e su una visione strategica di lungo periodo rimarranno sempre il cuore dell’attività. ANASF ritiene che queste tecnologie innovative siano delle vere e proprie alleate dei consulenti finanziari.
Per questo motivo, abbiamo puntato fin da subito alla realizzazione di un percorso formativo innovativo, per fornire a tutti i professionisti gli strumenti di aggiornamento professionale necessari, come il corso di preparazione all’esame per la certificazione EFPA AI Advisor in collaborazione con Talent Garden».

Quanto sono fondamentali programmi di mentorship per favorire l’ingresso e la crescita professionale?
«Molto. Per questo abbiamo deciso di ideare, insieme a Learning Edge, un percorso di formazione per le dirigenti focalizzato proprio sulla crescita lavorativa e personale delle professioniste, con l’obiettivo di fornire competenze e spunti concreti per agevolare le donne ad accrescere la propria autostima e consapevolezza.
Tra i temi affrontati, le dinamiche socio-antropologiche alla base del gender gap, l’applicazione di strategie di marketing e self-branding nella consulenza finanziaria, il potenziamento delle capacità di leadership e la costruzione di reti professionali per rafforzare l’autostima e le opportunità di crescita. Il successo del percorso formativo e l’ampia partecipazione hanno portato all’evoluzione dell’iniziativa in una serie di incontri in presenza, sempre sotto il brand “Consulenza, sostantivo femminile”, pensati per coinvolgere operatori e operatrici del settore finanziario.
Questi eventi si sono tenuti in diverse città italiane, da Milano a Napoli, Roma e Palermo. Ogni appuntamento ha rappresentato un’importante occasione per approfondire il tema dell’empowerment femminile e dell’inclusione di genere, favorendo il confronto tra professionisti e professioniste provenienti da tutta Italia.
Allo stesso tempo, ANASF promuove con grande convinzione lo sviluppo dell’attività in team, che mette in collegamento consulenti esperti e consulenti emergenti. In questo modo la professione non viene più intesa secondo un modello self-made, ma piuttosto come una squadra che sarà sempre più costituita da professionalità che, unite, potranno esprimere sia una connessione orizzontale sia una verticale, in un’interazione generazionale sinergica tra professionisti. Questi programmi offrono opportunità di apprendimento e sviluppo professionale, specialmente per i più giovani, contribuendo a costruire uno strumento di supporto».
L’Italia è in linea con gli altri Paesi europei in termini di leadership femminile nella consulenza finanziaria?
«L’Italia ha ancora margini di miglioramento rispetto ad alcuni paesi europei, ma è innegabile che siano stati compiuti progressi significativi negli ultimi anni. Il nostro settore sta evolvendo grazie a iniziative mirate e collaborazioni con altre associazioni internazionali, che ci permettono di favorire una maggiore inclusione delle donne nei ruoli decisionali.
Un segnale tangibile di questo cambiamento è rappresentato dalla nomina di Vania Franceschelli a Presidente di FECIF – la Federazione Europea dei Consulenti e Intermediari Finanziari. Questo incarico non è solo motivo di orgoglio per la nostra associazione, ma testimonia anche come le competenze e la leadership femminile vengano riconosciute a livello europeo. Tuttavia, la strada da percorrere è ancora lunga: dobbiamo continuare a insistere per abbattere barriere culturali, favorire l’accesso delle donne a percorsi di carriera nel settore finanziario e promuovere modelli di leadership più inclusivi».

Quali modelli internazionali potrebbero essere di ispirazione?
«Il modello anglosassone, ad esempio, si distingue per l’adozione di politiche attive a sostegno della leadership femminile, come programmi di mentorship e incentivi per le aziende che promuovono la parità di genere. Nei Paesi scandinavi, invece, si è consolidata una cultura della parità molto radicata, supportata da normative avanzate e da una forte sensibilizzazione sui temi dell’inclusione. In ANASF studiamo con molta attenzione queste best practice, per comprendere quali soluzioni possano essere adattate al contesto italiano, tenendo conto delle specificità del nostro Mercato e delle nostre influenze sociali e di cultura lavorativa».
La normativa vigente in materia di parità di genere nel settore finanziario è sufficiente o sono necessarie ulteriori regolamentazioni?
«La sfida principale non è solo quella di introdurre nuove normative, ma di promuovere un cambiamento culturale che favorisca una maggiore equità nell’ingresso nella professione, nei percorsi di carriera e nelle opportunità di crescita.
La consulenza finanziaria è una professione che consente – per sue caratteristiche univoche – di incentivare e favorire un equo trattamento tra professionisti, fornendo a tutti e a tutte le medesime possibilità e aspirazioni. Si rende quindi necessario un impegno congiunto tra istituzioni, associazioni di categoria e operatori del Mercato per sviluppare politiche efficaci che incentivino la leadership femminile senza creare distorsioni o vincoli poco sostenibili».
Ci sono dati sulle differenze nelle modalità di gestione della clientela tra consulenti finanziari di diversa formazione ed esperienza?
«Dalle nostre analisi emerge con chiarezza che la formazione e l’esperienza hanno un impatto significativo sulle modalità di gestione della clientela. I consulenti con maggiore esperienza sviluppano un approccio più relazionale, basato sulla costruzione di un rapporto di fiducia nel lungo periodo e su una conoscenza approfondita delle esigenze dei clienti.
Questo tipo di consulenza si caratterizza per una maggiore personalizzazione delle soluzioni finanziarie e per una visione strategica più ampia. D’altra parte, i consulenti più giovani tendono ad adottare un approccio più tecnico, facendo leva sulle competenze apprese nei percorsi formativi e sfruttando maggiormente gli strumenti digitali per l’analisi e la gestione dei portafogli. Entrambi gli approcci hanno il loro valore e possono essere complementari: il settore sta evolvendo verso un modello in cui la tecnologia supporta l’esperienza umana, permettendo ai professionisti di offrire un servizio sempre più efficace e su misura per i clienti.
L’obiettivo è quello di accompagnare i consulenti lungo questo percorso, promuovendo una formazione continua – diversificata in base al ciclo di vita lavorativo – e che consenta di integrare le competenze tecniche con quelle relazionali, indispensabili per il successo nella nostra professione». ©📸 Credits: Canva
Articolo tratto dal numero del 15 marzo de il Bollettino. Abbonati!