Tutto pronto per l’edizione 2025 del Salone del Mobile, a Milano dall’8 al 13 aprile. Lo scorso anno l’affluenza all’evento è stata da record, con 370.824 presenze, segnando il +20,2% rispetto al 2023. Numeri che lasciano ben sperare, in un momento difficile per la manifattura italiana. A dicembre 2024 (dati ISTAT) i volumi segnavano meno 3,5% su base mensile. Guardando all’anno il valore scende del 7%. Un macigno che pesa tutto sulla manifattura, dove solo le industrie alimentari, bevande e tabacco vedono aumentare la produzione rispetto all’anno precedente. Le flessioni più marcate si registrano invece per industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori e fabbricazione di mezzi di trasporto. Per l’industria del legno e della carta la discesa è intorno al 10% (9,9).

La filiera legno-arredo
Più nello specifico, la filiera legno-arredo chiude il 2024 con un fatturato alla produzione pari a 51,6 miliardi di euro, in flessione del 3,1% (53,2 miliardi nel 2023) in continuità con il 2023 dopo due anni di crescita per il settore. A dirlo sono i preconsuntivi del Centro Studi di FederlegnoArredo. «Una flessione quella del legno da ritenersi contenuta dato il contesto economico e geopolitico attuale e rispetto a quanto potevamo aspettarci» ha detto il presidente di FederlegnoArredo, Claudio Feltrin. «Questo non significa che la situazione sia facile, anzi. Ma possiamo dire che, come in altri periodi, la filiera nel suo complesso ha saputo navigare meglio di altri, anche in acque molto tempestose».
Il design e l’illuminazione
Sarebbe fuorviante però pensare al settore del mobile come l’unico collegato all’universo del Salone. Di mezzo c’è anche il design, uno degli asset competitivi dell’industria manifatturiera, in cui l’Italia brilla. «C’è una predisposizione sempre più elevata del pubblico nel riconoscere il valore dei prodotti del nostro design, da sempre sinonimo di qualità, innovazione e stile» ha detto sempre Feltrin. Al nostro Paese va il primato in termini di addetti e fatturato. Per entrambi gli indicatori, il primo con il 19,7% e il secondo con il 22,3% del totale europeo, è prima nella UE (dati Fondazione Symbola sul 2022). Ed è proprio relativamente al fatturato delle imprese che l’Italia dà il meglio di sé, registrando la migliore performance tra i Paesi oggetto di analisi, davanti ai pur ottimi risultati conseguiti da Francia, Spagna e Polonia. In un solo anno, infatti, le vendite del settore sono cresciute del 27,1%, ovvero quasi il doppio della media comunitaria (+14,4%).
Illuminazione, di nicchia ma promettente
Infine, l’illuminazione, un comparto più di nicchia ma promettente. Sempre nell’ambito della produzione industriale, se tutto cala la domanda di energia va invece in direzione opposta. Edifici sempre più tecnologici e più in generale la digitalizzazione ormai esplosa potrebbero spiegare il fenomeno. La luce assumerà un ruolo sempre più centrale nella progettazione di spazi pubblici e privati. Non a caso il Salone del Mobile prevede quest’anno la prima edizione di un’iniziativa dedicata al comparto: The Euroluce International Lighting Forum.

I Mercati e l’export
E a proposito di luce e legno, qualche spiraglio arriva anche dai Mercati. L’Indice HCOB PMI® (Purchasing Managers’ IndexTM) sul settore manifatturiero Italiano – un valore composito a una cifra della performance manifatturiera derivato dagli indicatori relativi ai nuovi ordini, alla produzione, all’occupazione, ai tempi di consegna dei fornitori e alle scorte di acquisti – è aumentato da 46,3 di gennaio e ha raggiunto, a febbraio 47,4. Emerge così come il calo del volume dei nuovi ordini ricevuti sia stato sì elevato, ma sostanzialmente in linea con la media osservata negli ultimi 12 mesi. Il campione dell’indagine ha confermato le deboli condizioni di Mercato sia nazionale che estero. A febbraio 2025 la tendenza al calo delle vendite estere ha continuato a allungarsi a quasi due anni, ma il tasso di contrazione è stato il più debole degli ultimi sei mesi.
Le esportazioni
A novembre 2024 secondo l’ISTAT le esportazioni sono diminuite a livello annuale del 2,7%. Ma il macrosistema legno sembra tenere e in tal senso il Salone del Mobile si presenta come più strategico che mai. I 950 espositori dello scorso anno sono in arrivo da 35 Paesi, con presenze degli operatori che per il 65,8% arrivano dall’estero. Secondo i preconsuntivi, l’arredamento chiude il 2024 con circa 27,5 miliardi di euro di fatturato, pari a un -2,5% sul 2023. La diminuzione è dovuta in minor parte all’andamento dell’export (-2,1%) con un valore di 14,3 miliardi sui 14,7 del 2023, ma soprattutto alle minori vendite sul Mercato italiano (-2,8%) che arrivano a 13,1 miliardi di euro, contro i 13,5 del 2023.

Se il 2023 si era chiuso con una contrazione del 4% delle esportazioni, nel 2024 questa flessione risulta di intensità inferiore (-2,1%) determinata soprattutto dalla contrazione verso la Francia, (-3,6). Pesanti le perdite di export soprattutto verso la Cina: un 17,9% in meno che vale 313,5 milioni di euro.
«Non ci facciamo illusioni e siamo consapevoli di quanto i fragili equilibri oltre confine, le crisi economiche di Germania e Francia, il possibile ingresso di prodotti cinesi nei nostri Mercati come conseguenza della paventata introduzione dei dazi americani, siano variabili che metteranno a dura prova le aziende nei primi mesi del 2025» è il commento di Feltrin.

L’occupazione nel legno e nel design
Intanto, i dati sull’occupazione nazionale sono in rallentamento. Sempre secondo ISTAT, a gennaio 2025, rispetto al mese precedente, l’aumento globale dell’occupazione è appena dello 0,6%, pari a +145mila unità. Il tasso è sostanzialmente stabile al 62,8 (+0,4%). Il bollettino di gennaio di Unioncamere indica come l’industria abbia in programma in totale 161mila assunzioni su base annua, di cui 109mila nel manifatturiero e nelle public utilities, mentre le altre 52mila riguardano il settore delle costruzioni. Sono queste ultime le uniche contrassegnate dal segno positivo (+1,4%). La tendenza per le altre è invece al ribasso e pari al -6,4% su base annua.
Il settore del design sembra però andare verso il segno positivo. In Italia si registrano 41.908 operatori nel settore del design, articolati tra circa 24.596 liberi professionisti e lavoratori autonomi e 17.312 imprese. L’aumento è del 25,8% per i professionisti e del +14,9% per le micro imprese (aziende da 1 a 9 addetti). Si segnala come particolarmente positivo il +49,3% per le piccole-medie (10 addetti e oltre). Tra i destinatari dei servizi di design in testa ci sono proprio le micro e piccole imprese (36,2%), quindi le grandi imprese (27,0%, quota in deciso aumento rispetto al passato) e, infine, le medie imprese (26,1%). Tra i settori che trainano la domanda di servizi di design, un ruolo preminente appartiene all’arredamento (32,6%).
I dazi di Trump
Il primo febbraio il Presidente statunitense Donald Trump ha firmato l’ordine esecutivo per imporre dazi del 25% contro Canada e Messico e del 10% contro la Cina. Qualche giorno dopo, il dietrofront e la decisione di sospendere per un mese quelli nei confronti dei primi due Paesi. Non finisce qui, però, perché nel mirino di Trump, come ha lasciato intendere lui stesso ripetutamente, c’è anche l’Unione Europea. Se dagli annunci si passasse alla realtà, che impatto avrebbero i dazi di Trump sul manufatturiero italiano? Non certo leggero, se si considera come nel 2024 le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti abbiano raggiunto i 65 miliardi di euro, con un surplus commerciale di 39 miliardi. L’Italia si posiziona così tra i Paesi più esposti a tali restrizioni, considerando che il 22,2% delle sue esportazioni extra-UE è destinato proprio agli Stati Uniti, una quota superiore alla media europea del 19,7%.
I costi aggiuntivi
Prometeia, i nuovi dazi potrebbero determinare costi aggiuntivi per l’Italia tra i 4 e i 7 miliardi di euro. E a pagare il prezzo più alto potrebbero essere proprio le industrie del Made in Italy. Tra i prodotti più penalizzati borse, scarpe e gli altri beni di lusso. Ma lo stesso vale per i macchinari industriali, che da sempre rappresentano un punto di forza delle esportazioni italiane. «Tra le prime cinque destinazioni della nostra filiera sono sempre gli USA a performare meglio, almeno in base all’analisi dei flussi commerciali del periodo gennaio-ottobre 2024, con un +3,5% per un valore di quasi 1,8 miliardi di euro. Già a fine anno la situazione potrebbe tornare a essere negativa o nella migliore delle ipotesi stabilizzarsi».
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📸 Credits: Canva
Articolo tratto dal numero del 1° aprile 2025 de il Bollettino. Abbonati!