mercoledì, 16 Aprile 2025

D’Amora, SACE: «Chi investe sui dipendenti è più produttivo e credibile»

Sommario

Le persone serene lavorano meglio. Lo sa bene chi utilizza il benessere dei lavoratori come una strategia win-win, dove a ottenere vantaggi sono sia i destinatari delle misure, sia l’azienda stessa. «Migliorare l’equilibrio tra vita e lavoro delle persone aumenta anche la produttività e la competitività» dice Ida D’Amora, Head of Customer Insight & Product Solutions di SACE, gruppo finanziario italiano direttamente controllato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, specializzato nel sostegno alle imprese e al tessuto economico nazionale. E i dati lo dicono chiaramente: si portano a termine i compiti con maggiore efficacia. Specie in alcuni settori come quelli Tech: qui la produttività aumenta per il 72% dei lavoratori secondo un’indagine dell’Osservatorio sullo smart working del Politecnico di Milano.

Pandemia e lavoro da remoto

Quando è esplosa l’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19 il ricorso al lavoro da remoto è quasi quadruplicato. In particolare, nel settore dell’industria e dei servizi, dove si è passati secondo uno studio di Confindustria dal 9 al 32% di utilizzo rilevato nel 2023. Attestandosi oggi come una modalità di lavoro non più di nicchia ma al contrario diffusa, più spesso nella declinazione ibrida. E chissà che non porti al risultato sperato, ovvero migliorare il dato sulla produttività, in Italia fermo al palo.

La produttività in Italia

C’è poi un altro tema altrettanto importante, che è il numero di ore trascorse a lavorare. Secondo i dati OCSE, nel 2022 nell’Unione Europea il 7% degli occupati ha lavorato più di 49 ore a settimana, mentre in Italia la percentuale sale al 9,4%. Ma lavorare più ore spesso non vuol dire produrre di più né meglio. Tra il 1995 e il 2020 la produttività del lavoro nostrana ha registrato una crescita media annua dello 0,4% contro una media UE-27 del +1,5%.

In Francia e Germania la produttività oraria è cresciuta negli ultimi due decenni di pari passo con una riduzione dell’orario medio di lavoro per occupato. Non solo, ma anche rispetto agli stipendi medi annuali l’Italia è stato l’unico Paese dell’area OCSE in cui, fra il 1990 e il 2020, si è assistito a una loro diminuzione (-2,9%). Al contrario in Francia e Germania i salari hanno segnato – rispettivamente – un +33,7% e un +31,1%. Infine, un terzo elemento. La scarsa produttività è nemica della competitività, anche a livello internazionale.

«In SACE usiamo strumenti a supporto della competitività delle imprese nazionali in Italia e nel Mondo. Siamo quindi loro partner di riferimento nell’export e sui Mercati esteri. Sosteniamo anche il sistema bancario, per facilitare con garanzie finanziarie l’accesso al credito delle aziende e sostenerne la liquidità».

Di cosa si occupa SACE?

«È il gruppo finanziario italiano direttamente controllato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, specializzato nel sostegno alle imprese e al tessuto economico nazionale. Gli strumenti che offriamo sono soluzioni a supporto della competitività e della crescita delle imprese nazionali in Italia e nel mondo. Siamo il loro partner di riferimento nell’export e le sosteniamo nell’accesso al credito, ai finanziamenti e alla liquidità necessarie per realizzare i loro progetti in innovazione, digitalizzazione, sostenibilità anche nel mercato domestico. SACE è presente nel mondo con 14 sedi in Paesi target per il Made in Italy e in Italia con 11 uffici. Con un portafoglio di operazioni assicurate e investimenti garantiti pari a 270 miliardi di euro, siamo al fianco di circa 60 mila aziende, soprattutto PMI, supportandone la crescita in Italia e in quasi 200 Paesi nel mondo.

Come vedete in azienda il lavoro da casa, protagonista nel periodo pandemico e ultimamente in apparente riduzione?

«Abbiamo iniziato prima della pandemia, introducendo già allora la possibilità di lavorare da remoto un giorno a settimana. Questo ci ha permesso di affrontare l’emergenza sanitaria con prontezza: eravamo già abituati a questa modalità di lavoro, avevamo le tecnologie necessarie e un supporto costante. L’azienda aveva già investito per garantire alle nostre persone gli strumenti e l’assistenza di cui avevano bisogno.»

Dal 2024 avete introdotto anche altre importanti novità

«Sì, con Flex4Future abbiamo scelto di innovare il nostro modello di lavoro, basandoci su tre pilastri chiave. Il primo è l’orario completamente flessibile, eliminando le timbrature e dando a ciascuno la responsabilità di gestire il proprio tempo in base agli obiettivi e ai carichi di lavoro. Il secondo è lo Smart Working Activity-Based, che prevede un equilibrio 40% in presenza e 60% da remoto, con una presenza in ufficio ripensata in base alle attività, per valorizzare la collaborazione e l’efficacia degli spazi aziendali. Infine, abbiamo lanciato la 4 Days Week, un progetto pilota che riduce la settimana lavorativa a quattro giorni, senza impatto sulla retribuzione, puntando su produttività e benessere.”

Anche lo smart working quindi è stato rivoluzionato

«Sì, abbiamo introdotto lo Smart Working Activity-Based, un modello che non prevede un limite fisso di giornate in remoto, ma si basa sulla libertà di scegliere il luogo di lavoro più adatto in base alle attività da svolgere. Per supportare al meglio questo approccio, abbiamo ripensato i nostri spazi aziendali, creando ambienti che favoriscono la collaborazione, il confronto e la condivisione. Inoltre, abbiamo adottato tecnologie all’avanguardia, come gli strumenti di Generative AI, che ci permettono di lavorare in modo più smart, efficiente e connesso, indipendentemente da dove ci troviamo».

Quali sono le conseguenze sul modo di lavorare?

«Libertà totale e responsabilità. Siamo liberi di scegliere il posto migliore dove svolgere le nostre attività. Se queste necessitano di un lavoro in gruppo, sappiamo che è meglio incontrarsi in presenza e lavorare insieme, se invece abbiamo bisogno di un tempo per concentrarci su attività individuali, siamo liberi di trovare il luogo più adeguato. Quindi, massima libertà nella gestione del proprio lavoro, ma con un forte senso di responsabilità verso gli obiettivi e il valore che creiamo insieme. Tutto questo si inserisce perfettamente nel nostro nuovo modello di leadership diffusa».

In cosa consiste?

«Ognuno è autonomo nelle scelte e responsabile dei risultati. Se il lavoro si svincola da convenzioni di spazio e tempo, organizzazione, modalità e supervisione dei progetti devono seguire il passo dei cambiamenti. Per questo abbiamo puntato su un’organizzazione skill-driven e sul nuovo modello di leadership diffusa, incoraggiando la responsabilizzazione dei singoli e lo spirito di squadra».

Siete stati anche pionieri nell’introduzione della settimana corta…

«Sì, nel 2024 abbiamo lanciato la 4 Days Week su base volontaria, permettendo alle nostre persone di usufruire di un day off a settimana, con una pianificazione concordata. Il lavoro viene quindi distribuito su quattro giorni invece di cinque, senza alcuna riduzione della retribuzione. Questo è stato possibile grazie a un modello organizzativo che punta su semplificazione, collaborazione e innovazione: l’abbattimento dei silos, lo snellimento dei processi e l’adozione della Generative AI ci hanno permesso di liberare tempo da dedicare alla crescita personale, al volontariato e al proprio benessere. Flex4Future è monitorato dall’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, che ne analizza l’impatto in termini di produttività e benessere delle persone, per valutare l’efficacia del percorso intrapreso. Inoltre, ci avvaliamo della partnership con Microsoft, che ci supporta con tecnologie innovative per rendere la trasformazione sempre più efficace e garantire trasparenza e misurabilità dei risultati».

Il tempo liberato va poi investito in altro?

«Chi sceglie di usufruire del day off può decidere di investirlo nella propria crescita personale, attraverso la formazione, o nel proprio benessere, o ancora di dedicarlo ad attività di restituzione alla comunità, nell’ambito del nostro programma Flex4GivingBack. Abbiamo già organizzato diverse giornate di volontariato, impegnandoci, ad esempio, nell’assistenza ai bambini, nella pulizia degli argini del Tevere e in altre iniziative a beneficio della collettività. È un’opportunità per trasformare il tempo liberato in valore, per sé e per gli altri».

Investite anche sulla parità di genere?

«Sì, per noi è un driver strategico che porta valore e innovazione. Crediamo che non sia solo una questione femminile, ma un obiettivo che riguarda tutta l’organizzazione. Per questo, coinvolgiamo anche i colleghi uomini in iniziative di sensibilizzazione e contrasto alle disparità, promuovendo una cultura inclusiva basata su merito, crescita e condivisione delle opportunità. Il nostro impegno si è concretizzato con l’ottenimento della Certificazione per la Parità di Genere, riconoscimento che attesta le nostre azioni concrete per un ambiente di lavoro sempre più equo e inclusivo».

Avete anche corsi di formazione specifici finalizzati a sensibilizzare sul tema?

«La formazione è un pilastro del nostro impegno per la parità di genere. Oltre alla formazione obbligatoria, organizziamo workshop e iniziative mirate, come il Lab Autodifesa, aperto a tutti i colleghi, per riconoscere e affrontare situazioni di rischio, e programmi di whistleblowing, che garantiscono un canale sicuro per segnalare molestie o discriminazioni».

Quello in parità si può definire un investimento strategico?

«Sì, perché inclusione e parità generano valore. Le aziende che adottano questi principi beneficiano di maggiore fiducia, reputazione e innovazione, oltre a una significativa riduzione dei rischi. Non si tratta solo di un impegno etico, ma di una leva strategica che favorisce un ambiente di lavoro più equo e motivante, attrae e trattiene talenti e stimola il pensiero diversificato, essenziale per affrontare le sfide del futuro. Investire in parità significa investire nella crescita sostenibile dell’azienda e delle persone che ne fanno parte».

Come aiutate i dipendenti che diventano padri? 

«Una delle misure più significative è il congedo di paternità esteso. Crediamo che la parità di genere si costruisca coinvolgendo tutti, non solo le donne, ma promuovendo un approccio equilibrato e inclusivo. Sostenere i padri significa favorire una maggiore condivisione delle responsabilità familiari e contribuire a una cultura aziendale in cui l’equilibrio tra vita e lavoro è un diritto per tutti.»

Sulla maternità invece?

«Anche lì c’è sempre stata grande attenzione. Pensi che io stessa, che ho due figli e sono in SACE da più di 20 anni, ho avuto un percorso di supporto al rientro dalla maternità».

Ci sono iniziative specifiche al momento?

«Abbiamo programmi e community dedicate per supportare concretamente i genitori e il loro benessere. Con il modello Flex4Future, mamme e papà possono gestire in autonomia tempi e luoghi di lavoro, favorendo un migliore equilibrio tra vita personale e professionale”.

Come si fa a tenere insieme tutto, la vita personale con il lavoro?

«Ho sempre creduto che lavoro e famiglia siano due priorità complementari, e che nessuna delle due debba prevaricare l’altra. Trovare il giusto equilibrio non è sempre facile, ma con determinazione, organizzazione e il supporto di un ambiente flessibile, è possibile gestirle entrambe in modo armonico».

La parità di genere deve essere interpretata come un tema universale?

«Assolutamente sì. Come dicevo prima, non è una questione femminile, ma un tema che riguarda tutti. Per costruire un ambiente davvero equo e inclusivo, è fondamentale coinvolgere uomini e donne, promuovendo una cultura basata su collaborazione, rispetto e pari opportunità. In SACE lavoriamo in questa direzione: è necessario verificare che il nostro metro sia neutro e non ci siano pregiudizi in azione, attraverso formazione obbligatoria, programmi di sensibilizzazione e iniziative come il congedo di paternità esteso, perché l’equilibrio tra vita e lavoro, così come l’accesso alle stesse opportunità di crescita, sono diritti di tutti. La parità non si ottiene muovendosi in un’unica direzione, ma con un impegno condiviso che genera valore per l’intera organizzazione».

Anche la composizione dell’organico aziendale rispetta la diversità tra sessi?

«Oggi le donne rappresentano il 50,7% della nostra popolazione aziendale, con una presenza significativa nei ruoli di leadership: il 31% dei dirigenti e il 37,7% dei manager sono donne, un dato superiore alla media del settore. Il nostro Amministratore Delegato è donna, quindi fa parte di quel famoso 4% di donne in ruoli apicali in Italia. In più, il 44% dei componenti dei nostri Consigli di Amministrazione è di genere femminile».

Le politiche innovative che state promuovendo possono quindi avere effetti sulla produttività e la competitività aziendale?

«Un modello basato su flessibilità, inclusione e innovazione ha un impatto diretto su produttività, efficienza e competitività. L’adozione di Flex4Future e delle nuove tecnologie ci ha portato a un incremento della produttività del 25%. Grazie alla Generative AI, abbiamo ridotto attività a basso valore, risparmiando effort per persona con Copilot e automatizzando processi chiave, mentre il lavoro agile ha permesso di ottimizzare il tempo e migliorare il work-life balance. Questi risultati confermano che investire su un’organizzazione più agile e basata sulle competenze non solo migliora il benessere delle persone, ma rafforza la capacità dell’azienda di essere più efficiente, innovativa e competitiva nel lungo periodo».

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📸 Credits: Canva   

Articolo tratto dal numero del 15 aprile de il Bollettino. Abbonati!      

Giornalista professionista, classe 1981, di Roma. Fin da piccola con la passione per il giornalismo, dopo la laurea in Giurisprudenza e qualche esperienza all’estero ho cominciato a scrivere. All’inizio di cinema e spettacoli, poi di temi economici, legati in particolare al mondo del lavoro. Settore di cui mi occupo principalmente per Il Bollettino.