giovedì, 17 Ottobre 2024

Salari reali, Italia maglia nera

DiIlaria Mariotti

12 Luglio 2024
Sommario

C’è un motivo se il portafogli degli italiani è sempre più leggero. L’Italia è il Paese che ha registrato il maggior calo dei salari reali tra le principali economie occidentali. A metterlo nero su bianco è l’Ocse nel report Prospettive dell’occupazione 2024 appena pubblicato. Nel primo trimestre del 2024, scrive l’organizzazione, i salari reali erano ancora inferiori del 6,9% rispetto a prima della pandemia. Il confronto internazionale è impietoso: tra il 1992 e il 2022 i salari reali medi tedeschi e francesi sono saliti rispettivamente del 22,9% e del 31,6%, mentre i nostri sono rimasti al palo segnando una diminuzione dello 0,9%.

La crescita ci sarà ma contenuta

La buona notizia è che gli stipendi cresceranno, ma in modo «contenuto» nei prossimi due anni. L’aumento registrato sarà del 2,7% nel 2024 e del 2,5 nel 2025, rialzi «significativamente inferiori a quelli della maggior parte degli altri Paesi Ocse». Piccole somme che però dovrebbero consentire il recupero di parte del potere d’acquisto perduto, dato che l’inflazione è prevista all’1,1% nel 2024 e al 2% nel 2024.

Effetti contrattazione collettiva

A contribuire alla ripresa dei salari italiani sono stati i rinnovi della contrattazione collettiva. Il numero di dipendenti del settore privato coperti da un contratto collettivo scaduto è sceso nel primo trimestre del 2024 al 16,7% dal 41,9% dell’anno precedente, soprattutto nel settore dei servizi, si legge ancora nel report. È questo che ha fatto da traino alla crescita al 2,8% rispetto al 2023 dei salari “negoziati”, ovvero quelli oggetto di un contratto collettivo nazionale.

I profitti

L’Ocse manda poi una stoccata alle imprese affinché facciano di più per aumentare le retribuzioni: «C’è spazio per assorbire ulteriori aumenti salariali, soprattutto perché non ci sono segnali di una spirale prezzi-salari». Lo ha ribadito anche il presidente ABI Antonio Patuelli: «I cospicui profitti sin qui accumulati consentono di assorbire la crescita salariale senza trasferirla sui prezzi finali».

©

📸 Credits: Canva

Giornalista professionista, classe 1981, di Roma. Fin da piccola con la passione per il giornalismo, dopo la laurea in Giurisprudenza e qualche esperienza all’estero ho cominciato a scrivere. All’inizio di cinema e spettacoli, poi di temi economici, legati in particolare al mondo del lavoro. Settore di cui mi occupo principalmente per Il Bollettino.