mercoledì, 16 Ottobre 2024

Contratti pirata, attenzione al lavoro al ribasso

DiIlaria Mariotti

16 Settembre 2024 ,
Sommario

Lavoratori sfruttati e pagati al ribasso. Quante storie si sentono quotidianamente di casi simili? Eppure in Italia ci sono oltre 1000 contratti collettivi nazionali a tutela dei diritti di chi lavora. Per l’esattezza quelli depositati presso il CNEL sono ben 1.034. Perché allora non tutti possono contare su condizioni di lavoro legali? La risposta è semplice: la stragrande maggioranza dei contratti collettivi non è sottoscritta dalle principali sigle sindacali. A riportare la firma di CGIL, CISL e UIL sono meno di 300 contratti collettivi nazionali. Il resto si qualifica come contrattazione pirata, sottoscritta da sindacati minoritari e associazioni imprenditoriali poco rappresentative delle parti sociali.

Che cosa sono i contratti pirata

Secondo stime INPS i contratti pirata riguarderebbero circa il 10% dei lavoratori. Un esercito di dipendenti sottoposti a accordi che non rispettano le condizioni retributive minime e che provocano il cosiddetto dumping, concorrenza sleale detto in parole più semplici. Per i lavoratori non coperti dai contratti ufficiali delle maggiori sigle sindacali, il rischio sfruttamento è dietro l’angolo.

Il caso Milano

Un esempio che dice più di mille parole. E dimostra come nell’ultimo decennio la contrattazione irregolare sia proliferata. Tra il 2015 e il 2022, su Milano risultano 4.318.655 avviamenti al lavoro, il 92% con contratti confederali, fanno sapere gli economisti Mario Giaccone e Livio Lo Verso su LaVoce.info. Nello stesso periodo le comunicazioni obbligatorie con un CCNL non confederale sono cresciute di ben quattro volte, passando dall’1,17% nel 2015 al 4,85% nel 2022. Sempre più lavoratori sono finiti quindi sotto il cappello della contrattazione pirata. Colpisce poi un altro dato: i contratti pirata attengono nel 95% dei casi al settore dei servizi. Uno dei settori che più si caratterizza per alto grado di sostituibilità della forza lavoro e una forte competizione sui costi.

I settori interessati

L’incidenza maggiore della contrattazione irregolare si verifica nei rapporti di lavoro a tempo parziale e nei contratti a termine di breve durata. I settori più colpiti sono i servizi alle imprese, il commercio e la logistica. Per battere la contrattazione pirata ci vorrebbe il salario minimo. A dirlo è Antonio Stella, consigliere dell’Associazione Nazione Consulenti del Lavoro, secondo cui un «intervento del Governo sui salari minimi sarebbe per molti versi salutare per fare pulizia di alcune delle situazioni in cui il sistema è degenerato».

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📸 Credits: Canva

Giornalista professionista, classe 1981, di Roma. Fin da piccola con la passione per il giornalismo, dopo la laurea in Giurisprudenza e qualche esperienza all’estero ho cominciato a scrivere. All’inizio di cinema e spettacoli, poi di temi economici, legati in particolare al mondo del lavoro. Settore di cui mi occupo principalmente per Il Bollettino.